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Scrivere cartoline di viaggio nel 2025

Scrivere cartoline di viaggio nel 2025

C’era un tempo in cui, prima ancora del primo selfie sotto la Tour Eiffel o della foto panoramica ai piedi del Colosseo, si entrava in una tabaccheria, si sfogliavano decine di cartoline di viaggio appese con le mollette o disposte in rastrelliere rotanti, e si sceglieva. Con cura. Magari quella con il tramonto più aranciato, o con la veduta più classica, o ancora quella un po’ kitsch, ma che “fa vacanza” al primo sguardo.

Poi si cercava un posto tranquillo: un tavolino al bar, una panchina sotto un albero, un gradino assolato con vista. Si tirava fuori una penna — magari presa in prestito o appena comprata — e si cominciava a scrivere. Non un trattato, non una cronaca completa, ma poche righe pensate bene. Scelte con attenzione, proprio come si fa quando si vuol fare un regalo speciale. Perché ogni parola, lì, aveva un peso.

Nel 2025 le cartoline esistono ancora, ma sembrano sopravvissute a un’epoca andata. Sono oggetti nostalgici, quasi romantici. Chi le scrive oggi lo fa non per abitudine, ma per scelta. Per affetto, per ribellione alla frenesia digitale. Perché, diciamocelo, nessun messaggio su WhatsApp potrà mai contenere il profumo della carta, la ruvidezza della superficie, la sbavatura incerta di una biro stanca.

In questo articolo 
Viaggiare con le parole: a cosa servono le cartoline oggi | Cartoline e turismo consapevole: un invito alla lentezza | Scrivere una cartolina nel 2025: consigli pratici | Perché riscoprire le cartoline nel 2025 |

Viaggiare con le parole: a cosa servono le cartoline oggi

turista che sceglie cartoline di viaggio da una rastrelliera

Turista che sceglie una cartolina di viaggio da una rastrelliera

Oggi una cartolina è più che un semplice saluto: è un gesto contro al “tutto e subito. È qualcosa che prende tempo. E spazio. E testa.

Chi la riceve, poi, non scorre come su uno schermo: legge. Tocca.Forse la conserverà, nascosta tra le pagine di un libro o adagiata su una mensola, come un piccolo tesoro da riscoprire.

La conserva. Perché è rara. E perché dentro c’è il tempo di qualcuno che ha pensato a te, in mezzo a un viaggio.

Forse è proprio questo il segreto del loro ritorno: il bisogno di rallentare, di narrare invece di limitarsi a condividere. Di interrompere, anche solo per un momento, il flusso digitale e scegliere un modo di comunicare più umano, più autentico.

Cartoline come diario di viaggio: un gesto lento, quasi ribelle

Scrivere una cartolina è, in fondo, un gesto narrativo. È raccontare un viaggio scegliendo un dettaglio, un momento, un’impressione. È come dire: “Tra tutto quello che ho vissuto oggi, voglio farti vedere questo”.

La luce dorata di un tramonto sul mare, l’odore intenso del pane appena sfornato in un vicolo di Lisbona, il silenzio surreale di una chiesa in Islanda sotto la neve. Frammenti. Suggestioni. Emozioni.

Le parole diventano il filtro del viaggio, lo strumento per portarlo a casa. E forse è proprio questo che manca oggi: non tanto il contenuto, ma il modo. In un tempo dominato dalle immagini, dalla rapidità e dalla ricerca di risultati, corriamo il rischio di osservare tanto ma comunicare poco.  Di documentare tanto e ricordare male.

Una storia su Instagram dura 24 ore. Una cartolina può durare una vita intera.

Cartoline e turismo consapevole: un invito alla lentezza

Scrivere una cartolina oggi è come scrivere una lettera d’amore: non lo fai per caso. È un gesto scelto, che ha un significato. Un piccolo rito. Un regalo.

E chi la riceve lo capisce subito. Perché una cartolina non vibra in tasca, non appare tra le notifiche: arriva lentamente, a sorpresa. Non chiede attenzione: la merita.

Nel suo essere così concreta, così analogica, così imperfetta, è anche straordinariamente intima. Le parole sono spesso storte, gli spazi stretti, i margini superati. Magari c’è una goccia d’acqua caduta per caso, o un segno lasciato da un caffè bevuto di fretta. Ma proprio lì sta la sua bellezza: non si può correggere, non si può modificare. È vera.

L’intimità dell’imperfezione

Chi scrive una cartolina non può sapere con certezza quando — o se — verrà recapitata. Non conosce la reazione di chi la leggerà. Eppure accoglie quella distanza, trasformandola in qualcosa di speciale, quasi magico.

È una comunicazione unidirezionale, sì, ma profondamente personale. Un frammento di mondo che attraversa chilometri per finire dentro una cassetta postale. Un piccolo pezzo di te, spedito altrove. E c’è qualcosa di poetico, quasi commovente, nel sapere che quelle parole hanno attraversato paesi, frontiere, giorni.

In un tempo dove tutto è standard, predefinito, automatico — “sto bene, tutto ok, a presto” — scrivere parole personali ha un valore enorme. Basta poco. Due righe, sincere. Ma dette con il cuore, non con un pollice su uno schermo.

Per chi viaggia, poi, è anche un modo per fare un diario di bordo diverso. Un archivio di emozioni. Alcuni scrivono e spediscono, ma si tengono una copia. Come a dire: “Questa emozione vale la pena di essere ricordata, non solo vissuta”.

Scrivere una cartolina nel 2025: consigli pratici

mani di una turista ripresa nell'atto di scrivere una cartolina di viaggio su un tavolo di legno

Scrivere una cartolina di viaggio

Se stai per metterti in viaggio e vuoi tentare l’esperienza, ecco qualche consiglio semplice ma pratico:

  • Porta con te qualche indirizzo scritto a mano. Fidati, non sempre c’è segnale.
  • Compra le cartoline in loco: mercatini, librerie, stazioni. Sono parte del viaggio.
  • Sii sintetico, ma sincero. Meglio una frase autentica che un fiume di parole senza significato.
  • Scrivi come parli. Non serve essere poetici: serve essere veri.
  • Metti data e luogo. Quel dettaglio, tra dieci anni, sarà preziosissimo.

Perchè riscoprire le cartoline nel 2025

Riscoprire le cartoline nel 2025 non è un esercizio nostalgico, ma una scelta di presenza. Un modo diverso di stare nel mondo. Di dire che non tutto deve essere istantaneo, che non tutto deve passare da uno schermo.

È dire che certi messaggi, per arrivare davvero, hanno bisogno di tempo. E di carta. Nel mondo che comunica alla velocità della luce, scegliere di scrivere una cartolina è un atto controcorrente. È un modo per rallentare, per pensare, per selezionare con cura ciò che vogliamo dire — e a chi. È dare importanza non solo al viaggio, ma anche al racconto del viaggio. Alle parole scelte. All’attenzione. Alla memoria.

Una cartolina non è un souvenir. È una storia. Una traccia. Una testimonianza del fatto che, da qualche parte, qualcuno ha pensato a te. Con lentezza. Con cura. Con affetto.

E forse, nel 2025, è proprio questo il gesto più autentico che possiamo fare.